C’era una volta lo stallo alla messicana, rappresentato anche in diversi film tra cui “Il buono, il brutto, il cattivo” diretto da Sergio Leone. Una situazione che dal mio punto di vista ben simboleggia lo status quo della politica italiana e regionale.
Partiamo da un aspetto positivo di questa settimana: per circa dieci giorni i telegiornali non sono cominciati e terminati parlando esclusivamente dei dati della pandemia. I media italiani hanno infatti raccontato anche quanto accadeva in Parlamento, dove i grandi elettori e i vari partiti hanno tentato di votare un nuovo Presidente della Repubblica italiana, elezione che ha richiesto sei giorni e otto votazioni e come sappiamo ha decretato il secondo mandato di Sergio Mattarella, dimostrando quanto instabili siano gli equilibri.
Vorrei tuttavia fare un passo indietro ed analizzare quanto avvenuto in questi giorni, perché credo che siano state giornate molto significative. L’elezione del Presidente della Repubblica non è un gioco, anche se a sentire certi nomi votati temo addirittura che non tutti abbiano capito l’importanza del ruolo che essi stavano rivestendo in quel momento.
Politicamente, anche se apparentemente nulla è cambiato, tutto è cambiato. Con il tentativo di votare la Presidente del Senato Casellati il centrodestra unito ha dimostrato di non essere affatto unito e soprattutto di non avere al suo interno nessuna vera leadership riconosciuta, dall’altro canto vi è il PD che, stando alle informazioni che sono emerse dai giornali, oltre a dire no alle proposte o finte proposte del centrodestra non ha proposto nulla, e infine vi sono i grillini che nel 2015 hanno chiesto l’impeachment del Presidente Mattarella e oggi, dopo aver dimostrato più volte la loro incompetenza politica, si trovano tra i più attivi sostenitori del Mattarella bis.
Sulla carta nulla è cambiato ma credo che questa settimana abbia modificato, e non di poco, lo scenario politico italiano. Solamente il tempo ce lo dirà, quel che è certo è che da questa settimana ne escono sconfitti i leader (chi più, chi meno) e la politica, perché in effetti non è possibile fare politica esclusivamente con i veti e la pistola puntata verso altri, mentre si è a propria volta nel mirino.
Nonostante molta criticità, in Italia dopo sei giorni la situazione si è risolta. Al contrario in Valle d’Aosta lo stallo sembra continuare e senza ormai più creare alcun stupore. Eh già, perché lo stallo valdostano in questa legislatura iniziata più di 15 mesi fa ormai è quasi finito nel cassetto delle consuetudini. Avere una Giunta che deve fare una verifica di maggioranza e deve votare un assessore da ben 8 mesi (più del 50% del tempo da cui è insediata) è definito ormai normalità. Una normalità che mi preoccupa e mi spaventa perché anche qui sembra di vivere la stessa scena del film Il buono, il brutto, il cattivo dove tutti hanno sotto tiro tutti ma nessuno spara perché in fondo tutti temono che poi sia decretata la loro fine. Se non vogliamo perdere altro tempo mi auguro che il Presidente Lavevaz, con il bagaglio di intense trattative ed esperienza, in questa settimana si faccia carico della situazione e la prossima settimana risolva anche lo stallo valdostano, che è interamente nelle sue mani. Si può essere anche dei professionisti del temporeggiare ma prima o poi in certi ruoli bisogna assumersi delle responsabilità. Ora che la situazione pandemica sta migliorando e l’economia e la comunità valdostana aspettano risposte concrete e definitive, è il momento in cui è necessario fare qualcosa, perché vivere nella crisi, per la crisi, con la crisi e grazie alla crisi non può essere la soluzione.
Il tempo passa e un Governo difficilmente può essere chiamato tale se per più della metà del tempo in cui è stato insediato non è stato in grado di trovare una soluzione ad una crisi politica interna, che ha penalizzato due settori come l’ambiente e i trasporti al centro dell’azione del PNRR. Chi ha l’onore di sedere alla Presidenza della Giunta dovrebbe anche sentire il peso di questa situazione e affrontare i problemi senza continuare a rimandare, con il solo fine di mantenere l’equilibrio nervoso di tutti i pistoleri (utile forse anche a mantenere il proprio status) perché prima o poi un colpo a qualcuno parte e ci sarà chi dovrà prendersi la responsabilità di quanto politicamente non è stato fatto.