Sono una studentessa delle scuole superiori e in questi mesi ho vissuto, e continuo a vivere, l’esperienza della tanto discussa DAD. La didattica a distanza ha rivoluzionato il mondo della scuola di qualunque grado ed istituzione, senza fare distinzioni e risparmiare nessuno. Da un giorno all’altro, presidi, insegnanti e alunni si sono dovuti organizzare per far fronte ad una situazione che, inizialmente, sembrava insormontabile. Col passare del tempo, però, la necessità di adattarsi alle nuove condizioni imposte dalla diffusione della pandemia è stata colmata attraverso il supporto della tecnologia. Dopo pochi giorni di inattività, la maggior parte delle classi ha iniziato ad incontrarsi virtualmente grazie alle numerose piattaforme a disposizione, cercando di conferire un senso di normalità alle vite di ognuno di noi, ribaltate dal corso degli eventi. La possibilità di seguire le lezioni, benché a distanza, ci ha permesso di scandire la nostra quotidianità, dandole un ritmo più definito e, di conseguenza, rendendo le giornate più facili da affrontare.
Nonostante l’importanza che ha avuto la DAD in questi mesi, bisogna ammettere, però, che la scuola in presenza non può essere sostituita. Per quanto l’informatica e le telecomunicazioni ci vengano incontro, infatti, la realtà rimane sempre unica e preziosa. Il valore aggiunto di quest’ultima sta proprio nello scambio interpersonale, nella socializzazione con i compagni e i professori e in tutta una serie di piccoli gesti ed emozioni, che arricchiscono ogni tipo di percorso scolastico. Siamo esseri umani e come tali abbiamo la necessità di costruire e mantenere scambi e relazioni sociali con le persone che vivono intorno a noi. Attraverso lo schermo vengono a mancare degli elementi molto importanti e costitutivi della nostra formazione, come le numerose opportunità di confronto con gli altri, indispensabili per la crescita a livello personale e culturale di ogni alunno.
Vi è in seguito un altro aspetto da analizzare, ovvero il divario economico tra le famiglie, che in questo caso è stato determinante per stabilire le possibilità degli studenti. Essi, aiutati dal supporto messo a disposizione dalle varie istituzioni, sono stati tra i primi ad aver inevitabilmente risentito del peso della distanza. Per non parlare poi dei più piccoli, ai quali sono state negate le occasioni di gioco e divertimento con “gli amici di scuola”, quelle persone con cui condividiamo la maggior parte dei nostri migliori ricordi legati all’infanzia. Per gli alunni delle superiori, invece, la DAD è stata ed è un’opportunità per diventare più autonomi, avvicinandosi al mondo e alle aspettative che il futuro prevede per ognuno di noi. Che la scelta verta su un percorso universitario o su uno lavorativo, infatti, è indispensabile riuscire a sviluppare le capacità necessarie per affrontare le situazioni che la vita ci propone; raramente ci viene spiegato come fare, per cui imparare a contare su noi stessi è fondamentale e la didattica a distanza, seppur in misura diversa, lo ha insegnato.
Infine, devo ammettere di non conoscere l’ambito medico a sufficienza per poter definire con esattezza le conseguenze di un’esposizione prolungata davanti ai dispositivi elettronici. Tuttavia, è risaputo che l’eccesso nell’utilizzo della tecnologia non è salutare, soprattutto se esteso per un lungo periodo. Motivo in più per sostenere, almeno da parte mia, il rientro nelle classi il prima possibile, sperando di poter individuare le giuste misure preventive per ridurre il rischio di contagio e tornare alla tanto desiderata normalità, riscoprendone, forse, una dimensione diversa e valorizzata come merita.
Una studentessa della 4^ Liceo delle Scienze Umane