Ormai lontano il detto bien faire et laisser dire, il mondo si è capovolto e anche la politica getta fiumi di parole, d’inchiostro e di post senza però riuscire a lasciare il segno come dovrebbe. Si dovrebbe quindi forse ribaltare la frase, dato che sembra che nell’ultimo periodo nella politica valdostana si parli molto bene e si abbiano tantissime buone idee ed intenzioni, ma poi nei fatti si concluda poco.
Nel primo mese di lavoro, la quarta e quinta commissione consiliare si sono concentrate sull’analisi di una legge che predispone delle misure ad hoc da attuare sul territorio valdostano, cercando di dare ampi poteri al Presidente della Regione. La legge è stata approvata con ben 28 voti favorevoli nell’ultimo Consiglio Regionale, dando di fatto al Presidente importanti strumenti legislativi ed amministrativi che gli permettono di attuare le richieste che però lui continua a domandare al Governo centrale.
Purtroppo io non ho accesso ai dati, spesso e volentieri come consiglieri veniamo a conoscenza di ciò che c’è scritto nelle ordinanze tramite le ormai famose conferenze stampa, spesso confuse, e tramite i comunicati stampa, perciò non ho nemmeno tutti gli elementi per dire cosa secondo me potrebbe essere giusto e cosa sbagliato. Viste le numerose critiche mosse nei confronti delle restrizioni imposte da Roma credo sia stato giusto dare al Presidente, che ha tutti i dati, la possibilità di attuare le misure che ritiene più adeguate.
In questo mese abbiamo letto tramite social una corrispondenza tra il Presidente della Regione Valle d’Aosta e il Ministro Speranza, dove il primo lamentava errori di calcolo che costringevano la Valle d’Aosta in zona rossa ancora per una settimana. Dopo questa lettera è arrivata l’ordinanza 519 che permetteva l’apertura delle attività al dettaglio a partire dal 1° dicembre sino al 3 dicembre, poi prorogato al 6 dicembre, data in cui la Valle d’Aosta è diventata zona arancione con Decreto del Ministro Speranza.
In questa settimana di braccio di ferro credo sia utile soffermarsi su due fatti secondo me importantissimi per comprendere poi gli eventi seguenti:
Come Consiglio abbiamo mostrato massima vicinanza al Presidente della Regione, cercando di supportarlo e fidandoci delle sue decisioni anche se spesso non erano condivise. Infatti, il Consiglio Regionale viene spesso ragguagliato degli eventi dopo che questi si sono susseguiti e dopo che i social e i giornali li hanno già riportati e condivisi.
Per questi motivi credo che l’ultima ordinanza, che di fatto anticipa di soli 3 giorni l’apertura dei ristoranti e dei bar e permette lo svolgimento di attività quali lo sci di fondo e lo sci alpinismo, anche se solo se accompagnati da guide o maestri, sia un attestato di poca incisività. Se l’ordinanza emanata a fine novembre è stata una forzatura, in quanto seppur per soli 3 giorni contrastava un DPCM senza avere alle spalle nessun atto normativo, l’ordinanza del 11 dicembre è un vero e proprio bluff. Il Consiglio ora ha coperto le spalle al Presidente attraverso questo atto normativo ma lui continua a reclamare sui social la zona gialla da Roma, senza avere tuttavia il coraggio di porre in essere le azioni necessarie per effettuare determinate aperture. Tale possibilità gli è stata infatti concessa attraverso l’approvazione della nuova legge regionale, pertanto attualmente possiede tutti gli strumenti legislativi necessari per attuare le aperture previste dal governo centrale per la zona gialla e quindi aprire ad esempio i musei.
La domanda dunque sorge spontanea: ma se l’Unità di crisi preme per non riaprire tutto, e dunque restare arancioni anticipando di 72 ore qualche apertura, come facciamo a pretendere la zona gialla da Roma? Il Presidente accelera sui social contro Roma poi però rallenta quando deve firmare le ordinanze, che ora hanno anche solide basi grazie ad un testo di legge. Non vorrei mai scoprire che avesse ragione Boccia dicendo che il Presidente non è intervenuto nelle sedi istituzionali, perché se è vero che lì i riflettori sono spenti è anche vero che solamente lì si può incidere e far sentire la propria voce. Il resto sono e rimangono fiumi di inchiostro, like e applausi virtuali che servono in campagna elettorale ma non a Governare la Valle d’Aosta come meritano i Valdostani.