100 giorni sono passati da quando ho pronunciato quelle semplici parole impregnate di soddisfazione, amore e responsabilità per e verso la Valle d’Aosta: “je jure“; 100 giorni per iniziare a mantenere la grande promessa di lavorare costantemente per le funzioni che mi sono state affidate. Ma devo ammettere che nulla è semplice come sembra e ci sono stati giorni in cui i dossier mi sommergevano, quasi aggredendomi, e allora posso riassumere questo periodo con tre verbi:
studiare;
conoscere;
approfondire.
Studiare: tanto, anche i problemi che pensi di conoscere ma che in realtà nascondono aspetti che non avevi considerato e che soprattutto non si possono trascurare;
Conoscere: colleghi, dirigenti e dipendenti della Regione e non solo, perché solamente grazie al confronto con loro si possono trovare le soluzioni ai vari problemi che la politica, o un politico, vuole affrontare e risolvere;
Approfondire: è il solo modo che ha un Consigliere per poter portare dei risultati e sentirsi utile alla comunità, perché credetemi può essere frustrante rimanere in ufficio, comprendere i problemi e non riuscire a risolverli.
In questi primi tre mesi mi sono concentrato e ho portato all’attenzione del Consiglio regionale vari temi ma credo che i più rilevanti siano quelli riguardanti:
Sto studiando e approfondendo attentamente questo tema, essendo stato per diversi anni un utente della tratta ferroviaria Aosta/Pré-Saint-Didier analizzo sempre il servizio per l’Alta Valle, l’attrazione turistica (secondo me ridotta visti i tempi di percorrenza doppi rispetto a quelli dell’Autostrada che arriva a Courmayeur e tenuto conto del target turistico che frequenta i piedi del Monte Bianco) e gli aspetti ambientali, ma non posso e non possiamo prescindere da quello che è il contesto economico sociale nel quale stiamo vivendo. Come ho detto in Consiglio, ora come ora “dobbiamo capire bene dove investire ogni singolo euro”.
Analizzando i vari dati e dossier ho avuto modo di visionare certi documenti e alcuni dati mi hanno dato da pensare. Vi riporto alcune delle domande che hanno affollato i miei pensieri, presentandovi giusto un paio di riflessioni a riguardo. Ad esempio, i lavori di manutenzione e messa in sicurezza sono di competenza di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) ma allora perché la nostra Giunta Regionale nelle schede del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, ovvero lo strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19, ha chiesto allo Stato 40 milioni per la sua realizzazione? Vogliamo farci carico delle spese che dovrebbe sostenere RFI? Vogliamo veramente usare 40 milioni dei soldi che l’Europa ci mette a disposizione per rilanciare nostra economia, con questa spesa a mio avviso non di prioritaria importanza? Per chiarezza ci tengo a sottolineare che le richieste sono tante e che sarà lo Stato che poi sceglierà quali progetti finanziare. Rimane però il fatto che questa scheda è una di quelle per cui abbiamo chiesto il finanziamento. Togliendo il fatto che tali spese dovrebbero essere in capo a RFI, ipotizziamo che lo Stato finanzi i 40 milioni nell’ambito del Next Generation EU come spera la nostra Giunta Regionale, i lavori li potrebbero effettuare delle imprese valdostane o sarebbero eseguite da ditte esterne? Me lo domando pur conoscendo le regole della Pubblica Amministrazione, perché credo che i valdostani vogliano usare i soldi che ci arrivano dall’Europa per rilanciare la nostra economia messa in ginocchio e non per finanziare progetti che fanno lavorare imprese che assumono persone “esterne”, costano e hanno un futuro tutt’altro che certo.
Per terminare la tematica sui trasporti a rotaie, ho chiesto all’Assessore informazioni in merito ai treni che Trenitalia vuole “affittarci” e il Governo ha ribadito che attualmente non sappiamo se essi possono percorrere le tratte valdostane (che hanno caratteristiche tecniche molto complesse, per pendenza e curvatura), che non sappiamo se creeranno danni alle rotaie e che non saranno accoppiabili con i treni di proprietà regionale ad oggi in uso (nelle corse con maggior utenza solitamente si collegano due treni per avere più spazio a disposizione). A tal punto non sarebbe auspicabile procedere con l’acquisto di ulteriori mezzi di proprietà utilizzando i fondi già stanziati dallo Stato nell’ambito del Piano operativo infrastrutture FSC 2014-2020 approvato dal CIPE con deliberazione n. 54 del 1° dicembre 2016?
Capite bene che non ha molto senso effettuare dei lavori di manutenzione, usando tra l’altro i fondi che servirebbero a rilanciare la nostra economia, senza avere nemmeno avere dei treni in grado di percorrere la tratta richiesta.
Da oggi la Valle d’Aosta è zona gialla e, dato che il protocollo CTS per la riapertura degli impianti di risalita è stato approvato ma siamo ormai giunti alle porte della Primavera, nel prossimo Consiglio chiederemo al Governo se una riapertura potrebbe effettivamente essere fattibile o se invece potrebbe risultare una mossa antieconomica. E’ necessario infatti comprendere se ha senso riaprire o meno gli impianti a stagione quasi terminata e, nel caso in cui si decidesse di farlo, capire con quali regole e con quali aiuti realizzarlo. A prescindere da questo è comunque indispensabile e di prioritaria importanza dare risposte a chi è rimasto senza lavoro e a tutti quei nuclei familiari che non hanno avuto alcuna fonte di reddito a causa delle chiusure.
Inoltre, per agevolare il lavoro del Governo Regionale abbiamo lavorato assieme agli altri colleghi di opposizione alla stesura della legge 11/2020, la quale a mio avviso è stata comunicata erroneamente in quanto non è una legge anti-Roma o anti DPCM ma bensì una legge che permette al nostro Governo di adottare delle misure specifiche, viste le particolarità della nostra regione e le peculiarità delle comunità che vivono nelle nostre vallate. La storia di questa legge è stata narrata dai giornali e ora si trova imbrigliata negli accordi che permettono al Governo Conte di sopravvivere, ma la questione fondamentale è che l’opposizione in Consiglio regionale ha lavorato per dare al Presidente la possibilità di attuare le regole che riteneva più giuste in relazione alla situazione sanitaria. Politicamente credo che, nel periodo in cui è stata in vigore, tale legge non sia stata utilizzata nel modo più corretto e spesso abbia creato più confusione (vedi questione sci alpinismo) che reali vantaggi, ma non mi dilungo oltre perché questo non rientra nelle competenze del Consiglio.
Oltre alla legge di bilancio, che non ho votato in quanto è stato presentato come bilancio tecnico e credo che come opposizione il nostro compito sia quello di fare pressioni sul Governo perché arrivi al più presto a presentare il bilancio di assestamento dal quale tutti i valdostani si aspettano risposte concrete, il Consiglio ha approvato una legge, che ho firmato, di modifica della legge 6/2014 per ridefinire le sedi di segreteria degli enti locali, cercando di rispondere a delle richieste che arrivavano dai Sindaci dei nostri Comuni.
Infine con gli altri colleghi di opposizione abbiamo collaborato e presentato al Presidente del Consiglio una legge sull’agricoltura sociale, settore molto importante che non è attualmente regolamentato da nessuna legge regionale.
Ovviamente i temi su cui come gruppo consiliare abbiamo lavorato e lavoreremo sono anche altri, ad esempio il tema del lupo, le case popolari di Aosta, la telemedicina, le infrastrutture di proprietà regionale, la frana di Quincinetto, gli aiuti ai Comuni della valle del Lys colpiti dal nubifragio dei primi giorni di ottobre, il futuro della CVA e delle concessioni idroelettriche (tema fondamentale per il nostro gruppo). In quanto Consigliere di opposizione posso solo chiedere di definire bene i tempi e le priorità con cui il Governo intende agire e sperare che gli studi e le analisi che portiamo all’attenzione dell’intero Consiglio possano aiutare ad effettuare le opportune valutazioni.
Il lavoro da fare è molto ma la sfida ora è dare le priorità giuste, concentrando le energie sulle urgenze senza perdere di vista il medio-lungo periodo, perché è dalle difficoltà che si possono creare delle grandi possibilità.